Argini di Risaie

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risaie argini «Gli argini delle risaie sono il punctum sul quale l'occhio si sofferma. Svuotate, le risaie rimengono prive di contorno.»

 

Last modified: 7 May, 2000 (Created: Apr 19, 1998)
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risaia

Risaie dagli argini

Sembra incredibile come rimanga spiazzata la gente che vede per la prima volta le risaie e i suoi argini. Io non è che sia un profondo esperto della materia. Diciamo che ne ho la sensazione, derivata da anni di giochi e frequentazioni dei suoi argini. Quasi varrebbe la pena di condurre interviste sugli stranieri in modo da capire quali fossero le loro aspettative prima dell'arrivo in queste terre. Vi riferisco come esempio un paio di impressioni errate che ho potuto cogliere negli anni. Dal treno per esempio esiste lo sconcerto di trovare così tanta acqua, dove invece ci si aspetta la campagna della pianura padana. Oppure ci si aspetta un panorama simile a quello del sud-est asiatico nei film di Rambo. La distesa d'acqua è invece molto più estesa. Ci si trova innanzi degli appezzamenti grossi quanto un campo di calcio, quasi dei laghi se non si riesce a discernere la sottile striscia degli argini. Ovunque è acqua. Da quella piatta e ferma, o increspata dal vento, a quella rapida e impetuosa dei corsi d'acqua più piccoli, oppure la spuma vaporosa delle chiuse o degli stramazzi.

Riconosciamo i canali, come quello Cavour, oppure quelli più piccoli lungo la statale, e le rogge (che siano ormai solo quelle con gli argini naturali?) e poi i fossi. Di ciascuno ho dei ricordi. Il più antico è il fosso, che correva dietro la casa della nonna. Un uomo riusciva a scavalcalo agevolmente allungando il passo, io invece dovevo usare un'asse che a volte c'era e a volte no. Se non la trovavo infilavo il piede, trovando un inquietante viscidume che il più delle volte mi intrappolava la scarpa o lo stivaletto. Se riuscivo a liberarmi la calzatura lasciava la presa con un rumore di risucchio e rigurgito che mi divertiva moltissimo. L'acqua non scorreva mai veloce, col risultato che il fango era nero e maleodorante. Me ne rendevo conto chiaramente quando il nonno con la pala dragava il fondo. Estraeva così la 'pauta' e la rovesciava sull'argine. Asciugando poi tornava chiaro.

Lungo i corsi d'acqua più significativi, col moto del fluido più veloce, notiamo degli alberi dal taglio insolito. Sono tozzi e corti, in primavera assolutamente privi di ramificazione, piuttosto assomigliano alla testa rapata di un vecchio i cui pochi capelli radi rimangono ritti disordinatamente. Si tratta di Salici, potati in maniera differente che i salici piangenti. A questi alberi vengono costantemente tagliati i rami ad un'altezza molto modesta. La caratteristica del salice è quella di avere la crescita delle radici molto attiva e vigorosa. Questa caratteristica viene esaltata dal taglio sistematico dei rami. Il fitto intrico delle radici trattiene la terra dell'argine, e sbucando nell'acqua sotto il pelo libero rallentano e frammentano il flusso togliendone la forza erosiva.

Il paesaggio anni fa era dominato dall'alternarsi di ampi specchi d'acqua e dei filari di salici. Oggi viene preferito il canale in laterizio, eterno e più controllabile. Il salice ti trova più raramente, a volte morto e non più sostituito, tuttavia, anche in quelle condizioni l'intreccio sotterraneo è visibile dove la terra è stata erosa e rimossa.

Paesi e cascine, le scritte del fascio.

La Venaria

La risaia
Risaie a primavera
Risaie a inverno

Risaie a Ferrara

I laghi dell'autostrada

Le tenute

Essiccatoi e aie

FINE