Arte funeraria
Andar al cimitero, avrete capito, mi permettera' di accompagnarvi per mano tra le piu' belle espressioni di arte funeraria di Paris/6969. Cerchero' di abbandonare in questo angolino lo spirito dissacrante che mi anima e che a volte traspare da queste pagine.
Per iniziare vi suggerisco di rinfrescare le vostre reminescenze scolastiche invitandovi alla lettura delle parole che fino ad ora ho trovato piu' illuminanti sull'argomento... Se avete trovato di meglio comunque suggeritemene altre...
Cominciamo da O., praticamente qui, vicino a Qui... avete presente il Piemonte...
l'Italia... l'Europa... Come vi ho gia' spiegato l'incontro casuale e inaspettato con le
emozioni produce gli incontri tra i piu' indimenticabili.
Era estate. Era appena finito un temporale... o meglio, si era momentaneamente placato,
borbottnado ancora in pianura. Ero in giro per quelle montagne a farmi i fatti miei quando
mi accorsi del fascino sprigionato da quelle curiose costruzioni il cui materiale
costituente era bagnato e illuminato da quell'atmosfera plumbea e instabile.
Si capiva benissimo che era un cimitero. Anche senza considerare l'insistente tematica
funeraria. Ma a dispetto delle ragguardevoli dimensioni delle mura e dell'estensione in
superfice dimostrava un percepibile pudore. La sua espensione copriva lo spiazzo piatto e
leggermente in salita di una grande radura, ma prestando attenzione si intuiva che nascosta
nella pineta, oltre le ultima cappelle doveva essercene ancora una notevole porzione.
Eppure dalla strada si riusciva a vedere ben poco. Una grande scalinata celava allo sguardo
del passante frettoloso la parte piu' pietosa, quella dove si possono incontrare i
visitatori degli "ospiti".
Parliamo degli ospiti: insegnanti industriali, farmacisti, banchieri, suore, preti... tutti rappresentati dai loro epitaffi, parole toccanti, rivolte all'eternita'. Io mi aggiro per il cimitero e le leggo tutte, il bronzo, marmo, cemento.
Fermai la macchina ...